Auguri dai nostri sacerdoti

E’ davvero meraviglioso il disegno di Dio, e sconcerta i nostri metodi e procedimenti. Il Signore pare divertirsi nel ricercare le cose che sembrano più inadatte per compiere i suoi progetti e rivelare la sua potenza. Infatti, sul limitare dei grandi versanti del tempo e della storia dell’umanità, Egli, pone la creatura più fragile e delicata, Maria. La pienezza dei tempi si raccoglie tutta nel suo essere povera, piccola, ignara, aperta allo Spirito, offerta come tenda della umanità del Verbo, come stelo alla fecondità di Dio “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria..” (Gv 1,14). Una gloria diversamente concepita, celata dalla ingenuità e dalla debolezza di un bambino, dalla dolcezza di una mamma, da una visibilità contenuta, percepita solo dai più poveri, dai semplici, da chi è al margine della “grande società”. “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà” (Lc 2,14). E’ il canto del Natale che ritorna con il suo fascino di mistero e di luce. Tutti “facciamo” il Natale, anche se in modi diversi: un po’ di riposo, qualche giorno di vacanza, una tavola meglio imbandita, un regalo.. ma per il cristiano che “non da sangue, ne da volere di uomo, ma da Dio è stato generato” (Gv 1,13), il Natale ha un altro rintocco, una melodia nuova in chiave di fede. A Natale, il cristiano che consapevolmente compie il suo cammino di fede, fissa in alto lo sguardo, ritrova la stella e prova grande gioia (Mt 2,10), “perché la sua salvezza si è manifestata” (Ti 2,11). Vede il Bambino con Maria sua madre e prostrato lo adora. Natale, per inginocchiarsi un attimo di più, a mani vuote, a cuore libero e aperto, a testa china.. è ripetere “Vieni Signore Gesù” (Ap 22,20) a quel Cristo che continuamente viene, per cercare e salvare gli uomini.. certamente viene, ogni giorno il Vangelo è terribilmente vero e attuale e il parto di Maria nuovamente si compie, oggi come allora “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo” (Lc 2.7). Anche se, quando Maria bussa alla nostra porta, in procinto di partorire il Cristo nella “pienezza del nostro tempo” per Lei non c’è posto e passa oltre. E Cristo si ritira con discrezione per nascere in una stalla. Eppure i nostri tempi sono ben provvisti di “alberghi” ampi e confortevoli, è sono ricchi di iniziative e incontri a largo raggio sui problemi umanitari più scottanti. Molti parlano e scrivono con accenti incisivi; le definizioni di progresso e di libertà sono date con proprietà. E’ lo scandalo quotidiano, i “nostri alberghi” i nostri cuori, si aprono con troppa disinvolta cordialità a chi paga di più, ma sono chiusi ai poveri, ai deboli, a chi ha fame e freddo, a chi è solo e desolato. Eppure è di oggi e non solo di ieri, la parola di Gesù “..ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25.40). La realtà, quel che conta, è aprirsi ai fratelli, tendere la mano ai loro bisogni, donare con segreta carità, curare le loro piaghe e saziare la loro fame, come Cristo che ha dato la sua vita per loro! E’ necessario allora porsi alla scuola del presepio per imparare di quale amore Dio ci ha amati e con quale amore dobbiamo amare, piegare il ginocchio davanti a Gesù e Maria, aprire uno spiraglio in più alla nostra porta. Cristo entrerà e nascerà. Ed Egli sarà la pace. La brezza divina spirerà ancora sul nostro tempo inquieto e travagliato, come allora sui monti di Giuda, per portare pace ai vicini e ai lontani (Is 57,19). E’ Natale! la nascita del Signore, La nascita del mio fratello, la mia nascita in un grembo di donna, in un cuore di Vergine. In un amore di madre.

Auguri don Giulio e don Davide

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