Scienza e fede: la via crucis del 21 marzo

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Riportiamo il testo dell’ultima via crucis organizzata dai giovani Massimo, Marco e Luca, celebrate in chiesa nel pomeriggio di domenica 21 marzo ed avente come filo conduttore il rapporto tra scienza e fede.

4^ meditazione di Quaresima su alcune stazioni della via crucis 21/03/2021

SCIENZA E FEDE
SI ESCLUDONO?

+: Presidente; T: Tutti

Canto iniziale:

+: Nel nome del Padre…

T: Amen

+: Il Signore sia con voi

T: E con il tuo spirito

+: Il tempo della Quaresima ci aiuta ad andare in profondità nella nostra vita da uomini di fede. È per noi un richiamo forte all’ascolto della Parola del Signore come guida nelle scelte di ogni giorno. Ognuno è invitato a prendersi un po’ di tempo per conversare più intensamente con il Signore, per affidargli con più forza le debolezze e i timori, ma anche i desideri di bene più profondi e sinceri. Per ricevere da Lui la forza di una vita animata dall’impegno a sfruttare i doni che ognuno riceve al servizio del bene del fratello e a gloria del Signore. In un momento di silenzio, ognuno di noi rinnovi al Signore questo desiderio.

Breve istante di silenzio

+: Guarda, Signore, questa famiglia per la quale tuo Figlio non ha esitato a prendere su di sè il peso della condanna dell’uomo e a cadere sotto il peso della croce. Donale la forza di rialzarsi dopo ogni caduta come ha fatto il tuo Figlio che vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.

T: Amen

1° momento

L: Gesù caricato della croce

+: Dal Vangelo secondo Marco (8, 31-32)
Gesù cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo.

Video Margherita Hack

Dio crea l’uomo e il dono più grande che gli fa, ma anche il più pericoloso, è quello di lasciarlo libero. Libero di scegliere come orientare la sua vita. L’uomo tende sempre più a volersi sostituire a Dio e a rendersi autosufficiente rispetto a tutto. Per questo nella vita non lo considera e cerca di dimostrarsi in grado di controllare gli eventi. L’uomo condanna Dio e lo esclude dalla sua vita. L’uomo lo fa volendo conoscere sempre meglio e sempre più nei dettagli qualsiasi cosa e cercando le tecniche e gli strumenti per orientare la creazione, cerca di diventare un nuovo creatore. Succede ai giorni nostri, ma era successo già al tempo di Gesù quando Pietro, non uno qualsiasi, non aveva compreso le parole di Gesù e lo aveva rimproverato, si era permesso di essere più grande del suo Maestro. L’ha fatto sicuramente con le migliori intenzioni perché voleva impedire che Gesù soffrisse. In ogni caso, però, voleva cercare di modificare il progetto di Dio. Se andiamo ancora più indietro nel tempo, già in epoca greca, l’idea della sfida nei confronti di Dio era presente, il desiderio che l’uomo potesse autogovernarsi era forte al punto che alcuni elementi della natura venivano considerati sacri e intoccabili, dono di dio o, come nel caso del mito di Prometeo, rubati agli dei. Questo desiderio di rivendicare un’autonomia dell’uomo nei confronti della divinità nel tempo e nelle culture ha assunto forme diverse. Tutto può essere spiegato e conosciuto attraverso la ricerca scientifica e il suo approfondimento e tutto, un giorno, potrà essere posto sotto il controllo dell’uomo, qualsiasi aspetto della vita, dalla sua creazione al suo termine (sempre che l’uomo concepisca anche il termine all’interno del processo della vita).

Dalla costituzione pastorale Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II (n 59)
Certo, l’odierno progresso delle scienze e della tecnica, che in forza del loro metodo non possono penetrare nelle intime ragioni delle cose, può favorire un certo fenomenismo e agnosticismo, quando il metodo di investigazione di cui fanno uso queste scienze viene a torto innalzato a norma suprema di ricerca della verità totale. Anzi, vi è il pericolo che l’uomo, fidandosi troppo delle odierne scoperte, pensi di bastare a se stesso e non cerchi più valori superiori.

Dall’enciclica Fides et Ratio di papa Giovanni Paolo II (n 46)
Nell’ambito della ricerca scientifica si è venuta imponendo una mentalità positivista che non soltanto si è allontanata da ogni riferimento alla visione cristiana del mondo, ma ha anche, e soprattutto, lasciato cadere ogni richiamo alla visione metafisica e morale. La conseguenza di ciò è che certi scienziati, privi di ogni riferimento etico, rischiano di non avere più al centro del loro interesse la persona e la globalità della sua vita. Di più: alcuni di essi, consapevoli delle potenzialità insite nel progresso tecnologico, sembrano cedere, oltre che alla logica del mercato, alla tentazione di un potere demiurgico sulla natura e sullo stesso essere umano.

2° momento

L: Gesù cade sotto il peso della croce

+: Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 60-63.67)
Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sè che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che ho detto sono spirito e sono vita. Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?».

L’idea che l’uomo possa controllare tutto e superare ogni limite è allettante. Spesso l’uomo cede a questa tentazione anche perché si lascia travolgere dalle emozioni, come è stato per Icaro che, scappando dal labirinto grazie alle ali che aveva costruito suo padre Dedalo e avevano indossato unendole al proprio corpo con della cera, si è spinto troppo vicino al sole. Altre volte l’uomo si pone al di sopra di Dio perché non comprende quello che Dio dice, gli sembra una parola troppo difficile e cerca una via alternativa, apparentemente più semplice per raggiungere la pienezza della sua vita. Succede che l’idea del successo “a portata di mano”, facile da raggiungere, ci faccia perdere di vista il contesto in cui siamo immersi e che potrebbe orientare diversamente le nostre scelte e ci faccia orientare a prendere decisioni egocentriche e individualistiche, scollegate da ogni relazione. L’uomo, però, purtroppo o per fortuna non è all’altezza di sostenere a lungo questo superamento delle sue possibilità. Il suo desiderio lo porta a incappare in diversi inconvenienti, in diverse cadute che interrompono la sua ascesa al successo incondizionato.
Ecco, allora, che l’uomo nella società odierna può incappare in diverse cadute che sono causate sempre da una distorsione del comandamento che ha ricevuto. Così il desiderio della vita eterna diventa il desiderio di immortalità che viene portato avanti ad ogni costo, a volte anche, paradossalmente, non tutelando la vita, ma che, puntualmente, incontra la morte. Il comando di custodire il creato diventa il desiderio di sostituirsi al Creatore ergendosi a dominatore supremo delle cose e delle persone e a unico detentore della verità che, puntualmente, si scontra con lo stesso desiderio custodito da altri uomini e si arriva allo scontro e, in base al livello di potere che si detiene, fino alla guerra. Questo desiderio si manifesta anche nella volontà di conoscere e governare la natura e la scienza scollegandosi da ogni senso etico arrivando a produrre soluzioni scientifiche e tecnologiche volte a tutelare più la sopravvivenza dell’Io più che il bene dell’uomo. Tutti questi comportamenti allontanano da Dio l’uomo e lo proiettano in un vortice di relazioni e pensieri che distorcono sempre più il suo desiderio di bene.

Dalla costituzione pastorale Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II (n 56)
In queste condizioni non stupisce che l’uomo sentendosi responsabile del progresso della cultura, nutra grandi speranze, ma consideri pure con ansietà le molteplici antinomie esistenti ch’egli deve risolvere. Che cosa si deve fare affinché gli intensificati rapporti culturali, che dovrebbero condurre ad un vero e fruttuoso dialogo tra classi e nazioni diverse, non turbino la vita delle comunità, né sovvertano la sapienza dei padri, né mettano in pericolo il carattere proprio di ciascun popolo?
In qual modo promuovere il dinamismo e l’espansione della nuova cultura senza che si perda la viva fedeltà al patrimonio della tradizione?
In qual maniera conciliare una così rapida e crescente diversificazione delle scienze specializzate, con la necessità di farne la sintesi e di mantenere nell’uomo le facoltà della contemplazione e dell’ammirazione che conducono alla sapienza?
In mezzo a queste antinomie, la cultura umana va oggi sviluppata in modo da perfezionare con giusto ordine la persona umana nella sua integrità e da aiutare gli uomini nell’esplicazione di quei compiti, al cui adempimento tutti, ma specialmente i cristiani fraternamente uniti in seno all’unica famiglia umana, sono chiamati.

+: Dal vangelo secondo Giovanni (6, 67-69)
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

+: recitiamo a cori alterni il Salmo 50

Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.

Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.

Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell’intimo m’insegni la sapienza.

Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.

Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.

Gloria al Padre…

3° momento

L: Gesù si rialza e ci rialza dopo le cadute

+: Dal Vangelo secondo Matteo (14, 25-30)
Sul finire della notte Gesù andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».

Video Antonio Zichichi

Dall’enciclica Redemptor homini di papa Giovanni Paolo II (n 16)
L’uomo non può rinunciare a se stesso, né al posto che gli spetta nel mondo visibile; non può diventare schiavo delle cose, schiavo dei sistemi economici, schiavo della produzione, schiavo dei suoi propri prodotti. Una civiltà dal profilo puramente materialistico condanna l’uomo a tale schiavitù, pur se talvolta, indubbiamente, ciò avvenga contro le intenzioni e le premesse stesse dei suoi pionieri.

Dalla lettera pastorale Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II (n 37)
Se dunque ci si chiede come può essere vinta tale miserevole situazione, i cristiani per risposta affermano che tutte le attività umane, che son messe in pericolo quotidianamente dalla superbia e dall’amore disordinato di se stessi, devono venir purificate e rese perfette per mezzo della croce e risurrezione di Cristo. Redento, infatti, da Cristo e diventato nuova creatura nello Spirito Santo, l’uomo può e deve amare le cose che Dio ha creato. Da Dio le riceve e le guarda e le onora come se al presente uscissero dalle mani di Dio. Di esse ringrazia il Benefattore e, usando e godendo delle creature in povertà e libertà di spirito, viene introdotto nel vero possesso del mondo, quasi al tempo stesso niente abbia e tutto possegga: «è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio».

L’uomo che sceglie di sottostare al comandamento dell’Io si richiude in se stesso, cammina nelle tenebre e decide di restare nelle tenebre (non è libero). L’uomo di fede capisce che i pensieri, le cadute, non sono sbagliati nella loro origine, ma dipende dallo sviluppo che ognuno di noi conferisce loro. Orientare la libertà delle proprie scelte nella direzione che ci indica il Signore vuol dire camminare nella luce. Allora il desiderio di immortalità diventa un desiderio sano perché non è guidato dalla speranza di vincere la morte ma di viverla in Dio, di aspirare alla vita eterna in sua presenza, come il seme che deve morire per vivere; la logica del dominio viene vissuta nella dimensione del servizio che si fa attento ai bisogni degli altri perchè “chi mi vuol servire mi segua”; il desiderio di conoscenza e di controllo si sviluppa per la gloria di Dio. Vivere così è possibile solo avendo incontrato il Signore e volendo rileggere l’esperienza con lui: anche i suoi discepoli e i suoi avversari non avevano capito nulla al momento della crocifissione, i primi pensavano di aver sbagliato tutto mentre i secondi di aver avuto ragione. La storia è compresa nella sua interezza solo dopo la resurrezione quando i discepoli ripercorrono con la mente tutto quello che hanno vissuto con Gesù e ne comprendono la reale portata. Comprendono che caricando Dio del peso della nostra indifferenza non lo fa demordere dalla sua promessa di amore, magari lo rallenta, lo fa cadere, ma vediamo che sempre si rialza perché lui vuole arrivare a donare la salvezza ad ogni uomo. Nonostante il peso della croce, le cadute lungo la strada, arriverà al Calvario, verrà crocifisso e adempirà la volontà del Padre, che spesso non è la nostra. Pietro capirà che anche nelle difficoltà, nella tempesta “sospeso” sull’acqua, l’unica cosa che lo tiene non solo a galla, ma completamente asciutto e salvo è avere fiducia nella parola di Gesù. Così le capacità che ogni uomo possiede diventano veramente motivo di vanto e di gloria personale solo se messe al servizio del prossimo per compiere quanto ci invita a fare il Signore.

+: Recitiamo il cantico a cori alterni

Cristo Gesù, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;

ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;

apparso in forma umana, umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.

Per questo Dio l’ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;

perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra
e sotto terra;

e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore,
a gloria di Dio Padre.

Gloria al Padre…

+: Signore Gesù Cristo, che per la salvezza di tutti gli uomini, hai steso le tue braccia sulla croce, accogli la nostra supplica per chi vive lontano da te e dona a tutti il tuo amore e la tua pace. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

T: Amen

+: La croce di Cristo sia sempre nostra salvezza e gloria. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

T: Amen

Canto finale:

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