Letture e commento della XIII domenica del tempo ordinario

Publichiamo le letture ed il Vangelo di domenica 2 luglio, con il commento, stavolta, di Padre Ermes Ronchi (http://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=40264)

Prima Lettura  2 Re 4,8-11.14-16a
Costui è un uomo di Dio, un santo; rimanga qui.

Dal secondo libro del Re.
Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c’era una donna facoltosa, che l’invitò con insistenza a tavola. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei. Essa disse al marito: «Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Prepariamogli una piccola camera al piano di sopra, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e una lampada, sì che, venendo da noi, vi si possa ritirare». 
Recatosi egli un giorno là, si ritirò nella camera e vi si coricò. 
Eliseo chiese a Giezi suo servo: «Che cosa si può fare per questa donna?». Il servo disse: «Purtroppo essa non ha figli e suo marito è vecchio». Eliseo disse: «Chiamala!». La chiamò; essa si fermò sulla porta. Allora disse: «L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio».
 
Salmo Responsoriale
  Dal Salmo 88
Canterò per sempre la tua misericordia.

Canterò senza fine le grazie del Signore, 
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli, 
perché hai detto: «La mia grazia rimane per sempre» ; 
la tua fedeltà è fondata nei cieli. 

Beato il popolo che ti sa acclamare 
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto: 
esulta tutto il giorno nel tuo nome, 
nella tua giustizia trova la sua gloria. 

Perché tu sei il vanto della sua forza 
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza. 
Perché del Signore è il nostro scudo, 
il nostro re, del Santo d’Israele. 

Seconda Lettura   Rm 6, 3-4. 8-11
Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a Cristo nella morte,
perché possiamo camminare in una vita nuova. 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 
Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. 
Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù. 
 

Canto al Vangelo
  1 Pt 2,9
Alleluia, alleluia.

Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa;
proclamate le grandezze di Dio, che vi ha chiamato 
dalle tenebre all’ammirabile sua luce.
Alleluia.

   

   
Vangelo
   Mt 10, 37-42
Chi non prende la sua croce e non mi segue non è degno di me.
Chi accoglie voi, accoglie me.

Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. 
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. 
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. 
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». 

Un Dio che pretende di essere amato più di padre e madre, più di figli e fratelli, che sembra andare contro le leggi del cuore. Ma la fede per essere autentica deve conservare un nucleo sovversivo e scandaloso, il «morso del più» (Luigi Ciotti), un andare controcorrente e oltre rispetto alla logica umana. Non è degno di me. Per tre volte rimbalza dalla pagina questa affermazione dura del Vangelo. Ma chi è degno del Signore? Nessuno, perché il suo è amore incondizionato, amore che anticipa, senza clausole. Un amore così non si merita, si accoglie. Chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà! Perdere la vita per causa mia non significa affrontare il martirio. Una vita si perde come si spende un tesoro: investendola, spendendola per una causa grande. Il vero dramma per ogni persona umana è non avere niente, non avere nessuno per cui valga la pena mettere in gioco o spendere la propria vita. Chi avrà perduto, troverà. Noi possediamo veramente solo ciò che abbiamo donato ad altri, come la donna di Sunem della Prima Lettura, che dona al profeta Eliseo piccole porzioni di vita, piccole cose: un letto, un tavolo, una sedia, una lampada e riceverà in cambio una vita intera, un figlio. E la capacità di amare di più. A noi, forse spaventati dalle esigenze di Cristo, dall’impegno di dare la vita, di avere una causa che valga più di noi stessi, Gesù aggiunge una frase dolcissima: Chi avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca, non perderà la sua ricompensa. Il dare tutta la vita o anche solo una piccola cosa, la croce e il bicchiere d’acqua sono i due estremi di uno stesso movimento: dare qualcosa, un po’, tutto, perché nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con il verbo dare: Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio. Non c’è amore più grande che dare la vita! Un bicchiere d’acqua, dice Gesù, un gesto così piccolo che anche l’ultimo di noi, anche il più povero può permettersi. E tuttavia un gesto non banale, un gesto vivo, significato da quell’aggettivo che Gesù aggiunge, così evangelico e fragrante: acqua fresca. Acqua fresca deve essere, vale a dire l’acqua buona per la grande calura, l’acqua attenta alla sete dell’altro, procurata con cura, l’acqua migliore che hai, quasi un’acqua affettuosa con dentro l’eco del cuore. Dare la vita, dare un bicchiere d’acqua fresca, ecco la stupenda pedagogia di Cristo. Un bicchiere d’acqua fresca se dato con tutto il cuore ha dentro la Croce. Tutto il Vangelo è nella Croce, ma tutto il Vangelo è anche in un bicchiere d’acqua. Nulla è troppo piccolo per il Signore, perché ogni gesto compiuto con tutto il cuore ci avvicina all’assoluto di Dio. Amare nel Vangelo non equivale ad emozionarsi, a tremare o trepidare per una creatura, ma si traduce sempre con un altro verbo molto semplice, molto concreto, un verbo fattivo, di mani, il verbo dare.

Potrebbero interessarti anche...